La raccolta di poesie dell’ingegnere e manager Riccardo Trichilo, è quella di un “tecnico” con la decisa vocazione a valutare ed impiegare saldi ed innovativi principi di “umanesimo” nell’organizzazione delle grandi aziende di cui è stato per anni al timone. Oggi, quando soprattutto in area lombarda, si parla dei concetti chiave dell’Innovazione sostenibile e del nuovo Rinascimento, saltano perciò fuori il suo nome e il suo riassuntivo concetto e progetto di utilizzare il “Pensiero sferico” per poter coniugare nelle imprese moderne la dimensione produttiva con quella culturale ed emozionale.
Questo suo libro, in cui la distanza tra i due mondi tecnico e poetico di fatto si dissolve e si risolve, presenta versi composti in un arco temporale molto ampio, e che perciò giungono da una ponderata sedimentazione. La cifra stilistica, i soggetti, i contorni di questo poetare sono chiari, e l’introspezione coglie e trasmette l’essenziale, evidenziandosi come frutto di un cammino nel proprio mondo, che viene fatto presente con garbo, come specchio di una “mappa” interna netta, che però non pregiudica né altera la libertà di “dire”. Scavando, infatti, indica e coltiva la propria meraviglia, per farla giungere al cuore di chi legge.
Nei versi di “Sorbe acerbe”, spontanei sul piano emozionale, quanto controllati su quello formale, si coglie allora lo sforzo di trasmettere l’essenziale con sobrietà, con la vicinanza del lettore che è in effetti ottenuta senza sfoggio di saccenza letteraria, e le poesie che quali limpide espressioni del sé, danno misura interiore del tempo e raccontano di un esterno tutt’altro che estraneo.